Villa de Claricini Dornpacher si trova a Bottenicco di Moimacco, piccolo borgo rurale alle porte di Cividale del Friuli, l’antica Forum Iulii.
Edificata nel Seicento da Francesco Claricini, è completata nel 1697 con la costruzione della cappella gentilizia intitolata alla Santa Croce. È il simbolo del prestigio sociale ed economico raggiunto dal nobile casato che pone la dimora di campagna al centro dell’organizzazione agraria e della produzione agricola nel Cividalese.
Dal 1952 il palazzo di campagna è censito come villa veneta: unisce la funzione redditizia a quella di residenza padronale e fa parte di quel patrimonio di produttività, cultura e bellezza ancora esistente in Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Dal 1961 il complesso storico Claricini Dornpacher è tutelato dallo Stato italiano.
La famiglia
I primi Claricini giungono da Bologna a Cividale verso la metà del Duecento, al tempo del patriarcato di Aquileia. Il capostipite è Bongiacomo Clarìce, chiamato a Cividale dal Comune per esercitarvi la professione medica. In questa città la famiglia si distingue ricoprendo incarichi pubblici e svolgendo professioni come quella di medico, farmacista e notaio. Grazie a importanti investimenti terrieri, i Claricini si radicano nel Cividalese a partire almeno dal Quattrocento e nei secoli successivi si consolidano acquisendo crescente ricchezza, prestigio e potere.
Nel 1418 un’investitura imperiale concede ai Claricini lo stemma dei Dornpacher. Questo nome diventa predicato solo nell’Ottocento quando la famiglia si chiamerà ufficialmente Claricini Dornpacher. Sempre nel XIX secolo ricevono la conferma di nobiltà e il titolo di conti. A fine Settecento un ramo della famiglia si sviluppa nel Goriziano e a metà Ottocento la linea primogenita Cividale-Bottenicco si radica anche nel Padovano.
I Claricini sono uomini pubblici e di lettere che manifestano dedizione sociale e culturale nei territori in cui sono attivi. È una delle famiglie più illustri del Cividalese, come provano dimore e manufatti artistici che a loro si devono.
Con attenta politica matrimoniale si legano alle più importanti casate nobiliari friulane come gli Attimis, Boiani, Canussio, Portis, Formentini, Strassoldo.
Le attività culturali sono sempre tenute in grande pregio dalla famiglia, come documenta una Divina Commedia trascritta nel 1466 da Nicolò Claricini, giureconsulto e provveditore del Consiglio cividalese. Noto come codex Claricinensis è l’unica trascrizione sicuramente realizzata in Friuli e uno dei più antichi codici danteschi. Ora il codice viene conservato nella biblioteca civica di Padova, come da volontà della contessa Giuditta.
Nel Seicento e nel Settecento la famiglia annovera due cavalieri di Malta, entrambi di nome Giacomo.
Arrivando a tempi più vicini a noi, il conte Nicolò Claricini Dornpacher (1864-1946) fu per quarantaquattro anni presidente della Veneranda Arca di sant’Antonio di Padova (di proprietà della Santa Sede che l’amministra dal 1396), sindaco di Moimacco, consigliere della provincia di Padova, dantista e cultore dell’arte di Giotto.
Sua figlia, la contessa Giuditta (1891-1968), ultima proprietaria e amministratrice della villa e dell’azienda agricola a Bottenicco, fu collezionista e studiosa di tessili storici. Con volontà testamentaria istituì nel 1967 la Fondazione de Claricini Dornpacher.
La Fondazione
Con lascito testamentario di Giuditta de Claricini Dornpacher nasce nel 1971 la Fondazione che porta il cognome del casato. Come prevede lo statuto, da lei scritto, l’istituzione ha sede presso la villa a Bottenicco, non persegue fini di lucro ed ha lo scopo di conservare il patrimonio storico e produttivo, promuovere studi, ricerche, pubblicazioni e attività culturali. In suo onore è stata coniata la frase guida della Fondazione: “Custodire e produrre cultura”.
La Villa
Per volontà della famiglia de Claricini Dornpacher, la villa conserva in ogni stanza i mobili e gli oggetti d’arte originali. È periodicamente aperta al pubblico con visite guidate. Sul lato sud della villa, si apre il giardino all’italiana racchiuso da balaustre. Il pavimento centrale in pietra, scandito ai margini da vasi di limoni e di fiori, divide quattro aree verdi ornate da bosso, statue e fontane. Oltre la balaustra si sviluppa il parco, di circa due ettari, ricco di essenze secolari come faggi, abeti e cedri.